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								| Usa mail e telefono dellex per vendicarsi |   |   |   |  
				
			| Usa mail e telefono dell’ex per vendicarsi Prenotazioni di hotel,  richieste all’Enel di non fornire più energia elettrica, altre spese,  tutto a carico di un 45enne di Pravisdomini 		 		        		 di Ilaria Purassanta       	 	    	  	PRAVISDOMINI. Il suo ex convivente rompe la relazione. E lei decide di  vendicarsi. Utilizzando il numero di telefono e la mail del suo ex  fidanzato invia una serie di richieste o preventivi per conto dell’uomo e  a sua insaputa.  	Da una prenotazione all’hotel Cà d’oro di Canareggio, in provincia di  Venezia, a un ordine di 40,80 euro al Pizza express di Motta di Livenza.  Da una richiesta a Sky a una lettera all’Enel, chiedendo di  interrompere la fornitura di corrente elettrica alla ditta dell’ex.  	È questa la cornice dipinta dall’impianto accusatorio che ha portato,  ieri mattina, alla condanna della 35enne Elisa Visentin, residente a  Pramaggiore, a quattro mesi di reclusione, pena sospesa, oltre al  risarcimento dei danni subiti dalla parte offesa (quantificati dal  giudice monocratico Rodolfo Piccin in 1.500 euro) e al rimborso delle  spese legali (3.420 euro).  	L’uomo si è costituito parte civile nel procedimento penale con l’avvocato Alberto Vigani del foro di Venezia.  	Le ipotesi di reato contestate all’imputata, difesa dall’avvocato Laura  Presot, sono sostituzione di persona e accesso abusivo a un sistema  informatico, per aver utilizzato il computer del posto di lavoro.  	Tutto comincia il 18 settembre del 2012, quando a casa dell’ex  fidanzato, a Pravisdomini, cominciano a pervenire le prime richieste  pubblicitarie mai effettuate. L’uomo comincia a insospettirsi.  	Sulla sua posta elettronica arrivano le risposte di un’azienda che  offre finanziamenti agevolati, da un’agenzia di assicurazioni, da un  sito che offre cure dentistiche, da un’associazione che propone corsi di  danza del ventre. Con la mail dell’ex fidanzato, stando al capo di  imputazione, viene contattata persino la società Sky.  	Per finire, con una lettera all’Enel, Visentin viene chiesta la  cessazione della fornitura elettrica alla ditta di autolavaggio dell’ex  fidanzato, il tutto a sua insaputa.  	La trentacinquenne veneta è stata accusata anche di accesso abusivo al  sistema informatico per aver utilizzato il computer della società Overit  srl di Fiume Veneto di cui aveva la disponibilità esclusiva per motivi  di lavoro,per effettuare in modo fraudolento plurimi accessi alla casella di posta elettronica dell’ex convivente.  	Stando al capo di imputazione, le mail sarebbero state inviate dal 18  settembre al novembre 2012. La difesa intende ricorrere in appello. Messaggero Veneto   |  
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								| Giudice di Pace: un ufficio che conviene |   |   |   |  
				
			| GIUDICE DI PACE: UN UFFICIO CHE CONVIENE 
   SAN   DONÀ. Nuovi criteri per il mantenimento del Giudice di Pace, ogni  Comune sosterrà le spese in base al carico di lavoro relativo al suo  territorio. È la proposta lanciata da Valter Menazza, all’assessore al  Bilancio del Comune di San Donà.  A breve è previsto  un incontro con tutti gli amministratori di   San Donà, Noventa, Fossalta, Torre di Mosto, Eraclea, Ceggia, Musile,  Jesolo, Quarto d’ Altino e Meolo. Finora ogni Comune del Basso Piave ha  sostenuto il costo dell’ufficio con 90  centesimi in  base ai propri abitanti. Il  costo per l’ufficio è stato suddiviso in base ai cittadini  residenti nei dieci Comuni. «Il   nuovo criterio terrà conto delle richieste di giustizia provenienti dai  vari Comuni - conferma Menazza- In un una logica di maggiore equilibrio  nel riparto dei costi, per ricalibrare il supporto dovuto da ogni  Comune. Di certo la volontà è mantenere e sviluppare  i servizi del Giudice di Pace. La scelta compiuta dai Consigli comunali   era corretta anche in funzione della Città metropolitana». Il  mantenimento del Giudice di Pace si è rivelato finora un risparmio per i Comuni. «Un   ufficio che funziona vuol dire meno costi e meno spese – spiega Alberto  Vigani presidente della Camera Avvocati- il risparmio è stato fino a 60mila euro l’anno solo  per le opposizioni a sanzioni amministrative, spesso si tratta di ricorsi contro le multe  della Polizia locale».  Nel  2015 le opposizioni alle sanzioni amministrative trattate dal Giudice di Pace a San Donà sono state 165.  Per queste è sempre prevista l’audizione dei due agenti verbalizzanti,  questo significa che on assnza del presidio di giustizia a San Donà lo  scorso anno due agenti avrebbero dovrebbero andare in udienza Venezia.  Il costo del viaggio in treno e la mancata  sorveglianza per tutto il tempo del viaggio, con due agenti in servizio  tolti però alla sorveglianza del territorio.    «Un   ufficio giudiziario che funziona – continua Vigani- non è solo una  garanzia per l'accesso alla giustizia dei cittadini, ma anche la  garanzia del risparmio delle risorse pubbliche». Davide De Bortoli  Il Gazzettino  |  | 
			
								| Giudice di Pace di San Doną: dati 2015 |   |   |   |  
				
			| GIUDICE DI PACE DATI 2015SAN DONÀ. Si mantiene alto il carico di lavoro delle cause civili trattate dal Giudice di Pace. Nel complesso sono state 1183 nel 2015, appena inferiori alle 1218 del 2014. Sono i dati resi noti dalla Camera Avvocati di San Donà, la cartina tornasole dell’efficienza e della garanzia con cui viene amministrata la giustizia per i cittadini di San Donà, Noventa, Fossalta, Torre di Mosto, Eraclea, Ceggia, Musile, Jesolo, Quarto d’ Altino, Meolo. Di queste sono 619 i decreti ingiuntivi, quasi tutti relativi al recupero di crediti, emessi nell’arco di 4 o 7 giorni. «Un dato significativo quello sui tempi della giustizia - precisa il presidente della Camera Avvocati Alberto Vigani - Dolo e Portogruaro hanno perso il Giudice di Pace, la sede di Mestre è stata accorpata con Venezia. Questo significa che ad esempio ai cittadini di Marcon servono in media 7 o 8 mesi per lo stesso provvedimento, perché emesso nella sede di Venezia con sede in Riva del Biasio».Sono 165 in totale le opposizioni a sanzioni amministrative trattate, spesso si tratta di ricorsi contro le multe. Ma ancora sono 340 le sentenze civili. «Altro indice di come la giustizia è erogata con impegno efficiente – sottolinea Vigani – poiché le decisioni sono pari a metà della cause pendenti in ambito civile trattate nell'anno».
 Sono invece in aumento le sentenze penali, passate da 190 nel 2014 a 285 nel 2015, su un totale di 700 pendenti, relative anche agli anni precedenti.
 «Il mantenimento del Giudice di Pace è possibile grazie alla lungimiranza dei 10 Comuni - aggiunge Vigani – e al precedente presidente della Camera Avvocati Giorgio Pavan, da sempre sostenitore del mantenimento del presidio di giustizia nel Sandonatese».San Donà è il Comune capofila, «è stata una delle scelte del precedete Consiglio comunale - ha detto l’assessore al Bilancio Valter Menazza - la nostra amministrazione ha attuato questo indirizzo in maniera efficiente, San Donà e gli alti Comuni si sono fatti carico dei costi del servizio per tutti i residenti del mandamento»
 Il lavoro viene svolto dai giudici Ignazia Masala e Michela Girardi, un telefonista, tre cancellieri e tre carabinieri in pensione, impegnati come volontari di supporto alla cancelleria.
 Davide De Bortoli Il Gazzettino- 15.01.2016 |  |  | 
			
								| «Licenziata dalla grillina Spessotto» La portaborse fa causa alla deputata |   |   |   |  
				
			| «Licenziata dalla grillina Spessotto» La portaborse fa causa alla deputataAlessia Scomparin, sandonatese di 42 anni, aveva il contratto a progettoma è stata lasciata a casa: ora chiede 23mila euro di arretrati alla "on."
                		    di Davide De Bortoli  SAN DONA' - "Scaricata" dalla deputata, la portaborse si rivolge all’avvocato. Alessia Scomparin, 42enne di San Donà collaboratrice della deputata grillina  Arianna Spessotto del  Movimento 5Stelle, laureata in Sociologia, è stata licenziata il 20  giugno scorso dopo 5 anni di attività nel movimento pentastellato.
 Ed ora ha deciso di rivolgersi ad un legale (Alberto Vigani di Eraclea)  per far valere i suoi diritti. A scatenare il contenzioso è la  retribuzione mancante concordata fino alla fine delle legislatura: 23mila euro secondo la stima del legale, a fronte dei 4mila offerti da Arianna Spessotto.
 
 «Il rapporto di lavoro era regolato con un contratto a progetto - si  legge nella lettera del legale inviata alla Spessotto - in base al quale  Alessia Scomparin aveva il compito di occuparsi dei collegamenti con le  strutture elettorali di base del collegio della deputata, in  particolare con azioni e interventi volti a raccogliere le esigenze  della cittadinanza e a diffonderne l'attività soprattutto attraverso  l'uso degli strumenti informatici».
 
 Obiettivo da realizzare attraverso la gestione di contatti con comitati  locali «organizzando eventi per diffondere l'ideologia del M5S e delle  azioni che Spessotto si prefigge di realizzare». «L'interruzione sembra  dovuta all'assunzione di un nuovo collaboratore, un consulente legislativo  - spiega l'avvocato Vigani -, ma non si tratta di "giusta causa" per  recedere dal rapporto di lavoro. Sorgono inoltre forti dubbi sulla  genuinità del contratto "a progetto" che risulta essere generico,  indeterminato ed indefinito e più rispondente a lavoro subordinato a  tempo determinato». Ora sarà la Direzione territoriale del Lavoro di Venezia a far luce sulla vicenda.
 Il Gazzettino, Venerdì 23 Ottobre 2015                           		12:11               |  
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								| «Eurocostruzioni ci deve quattro milioni» |   |   |   |  
				
			| Jesolo. Accessa riunione delle aziende rimaste coinvolte nella crisi del colosso dell’edilizia  JESOLO. L’altro volto della crisi di Eurocostruzioni. Se gli ex dipendenti sono in cassa integrazione o ricollocati, è il mondo dell’impresa che rischia di essere messo in ginocchio con circa duecento dipendenti a rischio. Una ventina di imprenditori di Jesolo, San Donà, Eraclea, Musile si è data appuntamento all’Heraclia Pavimenti per decidere cosa fare dopo che l’impresa di Jesolo ha chiesto il concordato per evitare il fallimento. Tra tutti è stato calcolato che vantano crediti attorno ai quattro milioni di euro di lavori non pagati.
 
 Idraulici, pavimentisti, dipintori, piuttosto che posatori o installatori di infissi e molti altri. Hanno quasi tutti un legale e nella riunione dell’altra sera hanno avuto modo di discutere con l’avvocato di Heraclia Pavimenti, che fa parte dei creditori, Alberto Vigani per alcuni chiarimenti. «Ci siamo anche noi», si sfogano gli imprenditori sempre più rassegnati, «non possiamo far passare Eurocostruzioni come protagonista dell’uscita dalla crisi tra concordato e cassa integrazione, dimenticando cosa ha lasciato alle sue spalle con le imprese che lavoravano per lei. Più di qualcuno rischia di chiudere».
 
 Avanzano da 18 mila fino a 750 mila euro di lavori eseguiti e non pagati. La speranza è che il concordato, se approvato avanti il tribunale di Treviso, possa rendere almeno qualcosa. Ma sarà difficile.
 
 «Chiediamo pubblicamente», hanno detto, «che vista la nostra situazione siano rinegoziate le condizioni dei debiti che abbiamo con le banche. Tutti assieme avanziamo una somma che è superiore e non di poco a quella che ha mandato in crisi Eurocostruzioni. E allora qualcosa non quadra. Noi chiediamo che anche le forze dell’ordine, la magistratura, gli organi competenti, facciano chiarezza sul percorso che ha portato Eurocostruzioni a chiudere i battenti e di non fermarsi a questo punto a Jesolo, ma andare anche oltre. Confidiamo in un interessamento delle associazioni di categoria e del mondo politico, perché quelli di Eurocostruzioni sono un quarto dei nostri dipendenti. E in futuro dovremo fare in modo che ci siano più tutele per le aziende di fronte ai mancati pagamenti».
 
 Il consigliere comunale jesolano Luigi Serafin era presente alla riunione dopo aver sollecitato un interesse anche per la crisi dei piccoli imprenditori. «Il Pat, piano di assetto del territorio», dice un altro consigliere di Jesolo, Daniele Bison, «che la maggioranza continua ad annunciare, sarà un’occasione per rilanciare l’economia locale, specie quella che coinvolge il settore della aziende in crisi. Il futuro dipenderà molto dai contenuti di questo piano, speriamo non venga persa un’occasione. La parola d’ordine dovrà essere ristrutturazione e recupero del patrimonio immobiliare esistente, basta con nuove costruzioni e consumo del territorio». (g.ca.)
   28 gennaio 2015 La Nuova Venezia   |  
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